Dieta chetogenica: pregiudizi e verità

Dieta chetogenica: pregiudizi e verità

Cos’è una dieta chetogenica

Che cosa vuol dire dieta chetogenica? Di cosa si tratta e quando può essere utile?

Un approccio chetogenico consiste nella restrizione delle fonti alimentari ricche di carboidrati, come zuccheri, dolciumi, ma anche cereali, frutta e legumi, quantità di proteine nella norma e apporto di grassi da moderato ad elevato, a seconda delle esigenze caloriche di chi decide di seguire questo approccio. 

Più precisamente, per ciò che riguarda la distribuzione dei macronutrienti (ovvero carboidrati, grassi e proteine) se in un approccio di tipo mediterraneo la loro percentuale sulle calorie totali è, rispettivamente, del 50-55%, 25-30% e 12-15%, in uno stile alimentare chetogenico i carboidrati non superano il 10% sulle calorie totali e i grassi sono almeno il 65%, quindi molto alti.

Dieta chetogenica pregiudizi e verità

1. Fisiologia della dieta chetogenica

La bassa presenza di carboidrati, comporta il condizionamento delle attività metaboliche e il passaggio, dall’impiego principale di zuccheri come fonte energetica, a quello di grassi, sia provenienti dagli alimenti, che accumulati sotto forma di adipe. 

I grassi metabolizzati a scopo energetico non vengono consumati dalle cellule come tali, bensì vengono preventivamente trasformati in molecole più piccole e idrosolubili, chiamate chetoni o corpi chetonici, da qui il nome di dieta chetogenica.

La diminuzione drastica del consumo di fonti di carboidrati, crea calma glicemica e insulinica e mantenendosi entro l’apporto calorico previsto, la pur alta percentuale di grassi, si traduce di fatto in un impatto glicemico e insulinico molto basso, condizione che può risolvere situazioni di difficoltà ostinata nella perdita di peso, dal momento che attiva l’enzima “lipasi ormono sensibile”, HSL responsabile dell’impiego di grasso a fini energetici, ma non solo, può essere infatti di aiuto anche in altre problematiche correlata a livelli elevati di glicemia e insulina circolanti che possono avere ripercussioni a vario livello, come ad esempio nell’endometriosi, nella sindrome dell’ovaio policistico, nell’acne, nel lipedema, in malattie autoimmuni come psoriasi, lupus e diverse altre condizioni con base infiammatoria. 

Il motivo per cui più spesso si ricorre a una dieta chetogenica è il calo di peso, quando ci siano problemi metabolici e altri approcci più convenzionali non hanno avuto effetto.

In quanto terapia metabolica e in quanto approccio che limita il consumo di diversi alimenti,  andrebbe attentamente ponderato il ricorso a una dieta chetogenica, per evitare effetti rebound, che spesso seguono periodi di restrizione. Questo effetto, del resto, può essere evitato con una strategia che tenga conto di una buona varietà alimentare e della giusta gratificazione.

2. Che cos’è la chetosi

La chetosi è uno stato fisiologico che si ricerca quando si segue una dieta chetogenica. Tutti abbiamo sperimentato questo stato nella nostra vita: 

  • siamo naturalmente in chetosi alla nascita
  • lo possiamo essere durante una qualsiasi giornata se si salta un pasto
  • durante un’influenza che dovesse comportare inappetenza e quindi una finestra temporale di digiuno. 

La chetosi rappresenta il “piano B” del nostro metabolismo, che viene attuato quando scarseggia il glucosio, la fonte energetica elettiva delle nostre cellule e vengono quindi impiegati grassi come carburante alternativo. 

È possibile monitorare lo stato di chetosi facilmente, attraverso l’impiego di strisce reattive per la rilevazione dei chetoni nelle urine, acquistabili in farmacia oppure online, secondo il consiglio del professionista di fiducia. 

3. Cenni storici sulla dieta chetogenica

Le diete chetogeniche hanno una storia antica e, sebbene oggi siano in voga come strumento di dimagrimento, sono state studiate negli anni venti del ventesimo secolo come terapia per bambini epilettici, refrattari ai trattamenti farmacologici disponibili al tempo. 

Il perché una dieta chetogenica fosse impiegata per questo scopo risiede nei suoi effetti “mima digiuno”. Il digiuno infatti, come già documentato anche nella Bibbia intorno al 500 a. C. era in grado di reprimere le crisi, e quando si è in stato di digiuno, il livello di corpi chetonici nel sangue aumenta. 

Questo accade nelle diete chetogeniche, ma senza di fatto astenersi effettivamente dal cibo: questo, per un bambino, era fondamentale, poiché ovviamente non era una strada percorribile, quella del digiuno, per un bambino affetto da epilessia e non rispondente ai farmaci. 

La dieta chetogenica di allora, prevedeva una elevata quantità di grassi, soprattutto da formaggi e panna, basse quantità di proteine – poiché si era visto, essere in grado di innescare delle crisi- piccole quantità di frutta secca e altri vegetali. Una dieta quindi poco varia e poco bilanciata, che, nel momento in cui vennero messi a punto nuovi farmaci, venne presto abbandonata come soluzione anti convulsiva.

Con il tempo, lo stesso principio è stato applicato ad altre patologie: il digiuno, infatti, risulta terapeutico in molte malattie:

  • il cancro
  • le artriti
  • il diabete alimentare e le sue complicazioni
  • le malattie autoimmuni. 

Le potenzialità della dieta chetogenica in diversi altri ambiti medici hanno dato nuovo impulso alla ricerca in questo ambito, anche sotto il profilo della ricerca di nuovi protocolli alimentari. 

Con il progredire della ricerca si è visto che, ai fini della perdita di peso, l’impiego di verdure e ortaggi è assolutamente compatibile con il raggiungimento di uno stato di chetosi. Anche la selezione dei grassi da impiegare ha portato man mano ad ampliare la rosa degli alimenti utilizzabili, allontanando l’idea che la dieta chetogenica sia insalubre. 

Tuttavia, questi risultati sono molto recenti e richiedono un aggiornamento specifico: ancora oggi molti professionisti conoscono la dieta chetogenica come un regime necessario per alcuni soggetti, ma sbilanciato a livello nutrizionale, scarsamente appetibile in generale e rischioso per la salute. 

4. La dieta chetogenica è sostenibile?

Se è vero che la sua applicazione va ponderata, come del resto vale per qualsiasi approccio restrittivo, quando il caso lo consente, una dieta chetogenica può essere varia, gustosa e apportare tutti i nutrienti essenziali, quindi può essere anche sostenibile, aspetto fondamentale se deve essere seguita per lungo periodo.

A proposito del periodo di tempo per il quale è opportuno seguire una dieta chetogenica; solo le più restrittive richiedono di attenersi a dei limiti temporali, come quello dei 21 giorni della 

VLCKD (Very Low Calories Ketogenic Diet, ovvero dieta chetogenica con forte restrizione calorica): diete con apporto calorico tra le 600 e le 1000 kcal giornaliere, proposte, almeno in parte, sotto forma di pasti sostitutivi e con proteine o aminoacidi isolati. 

Questo tipo di diete drastiche è adatto in situazione di obesità grave, a chi ha necessità di perdere molto peso e in breve tempo, ad esempio perché si ha la necessità di sottoporsi a un intervento chirurgico, che sarebbe impedito dalla elevata presenza di grasso addominale. 

La VLCKD può essere seguita solo per poche settimane per evitare che provochi un abbassamento del metabolismo basale e carenze di vitamine e minerali, oltre al fatto di essere molto poco sostenibile per la scarsa appetibilità dei pasti.  

Molte persone confondono questo specifico protocollo di dieta chetogenica, come l’unica dieta chetogenica esistente e da questa confusione derivano tanti pregiudizi relativi alle diete chetogeniche più sostenibili per periodi di tempo anche di mesi o anni.

Dott.ssa Roberta Bartocci - Biologa Nutrizionista

Specialità:
Biologa nutrizionista esperta in alimentazione vegetale

Biografia:
Sono una biologa nutrizionista esperta in alimentazione vegetale, argomento di cui mi occupo da oltre 25 anni, in particolare di calo di peso, anche attraverso approcci low carb e keto. Sono autrice del libro “Keto veg – brucia grasso mangiando grassi in modo sano e sostenibile”, pubblicato nel 2021. I piani alimentari che propongo sono sempre basati su solide basi scientifiche a cui aggiungo tutta l’esperienza che ho accumulato in questi anni come professionista, come persona e come mamma di tre figli nati, svezzati e cresciuti con l’alimentazione vegetale.

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