Emozione e felicità. Sostantivi femminili

Emozione e felicità. Sostantivi femminili

Il codice di Hammurabi (1776 a.C.) e la Dichiarazione di indipendenza americana (1776 d.C.).

Dice il codice di Hammurabi: 

  • Se un uomo di rango cava l’occhio di un altro uomo di rango, gli si cavi il suo occhio.
  • Se un uomo di rango cava l’occhio di un uomo comune o rompe l’osso di un uomo comune, gli si facciano levare e consegnare 60 sicli d’argento.
  • Se un uomo di rango colpisce una donna di rango e con ciò le fa perdere il suo feto, gli si facciano levare e   consegnare 10 sicli di argento per il suo feto.
  • Se un uomo di rango fa sì che una donna comune perda il suo feto per averla percossa, gli si facciano levare e consegnare 5 sicli d’argento.
  • Se un uomo di rango percuote una schiava di un uomo di rango e in conseguenza di ciò ella perde il suo feto, gli si facciano levare e consegnare 2 sicli d’argento.

Per il codice di Hammurabi esistono due generi e tre classi. I generi sono i maschi e le femmine; le classi sono gli uomini di rango, gli uomini comuni e gli schiavi. 

È evidente da tutto il codice che le classi più alte contano di più delle classi più basse e gli uomini valgono più delle donne.

Il Codice di Hammurabi è del 1776 circa a.C. mentre la Dichiarazione d’indipendenza americana è del 1776 d.C. (Curiosa simmetria di date, contando dalla nascita di Cristo!). 

La Dichiarazione d’indipendenza americana asserisce: 

“Noi consideriamo le seguenti verità evidenti di per sé, che tutti gli uomini sono creati eguali, che essi sono stati dotati di alcuni diritti inalienabili dal loro Creatore, che tra questi diritti ci sono la vita, la libertà e il perseguimento della felicità.”

Una grande dichiarazione che ispira ancora oggi. L’accenno alla felicità è ancora oggi un programma che il genere umano deve concretizzare. Dobbiamo far notare comunque il fatto che nel 1776 negli USA era ancora in vigore la schiavitù e non si può dire che gli uomini e le donne vivessero nella parità dei diritti e delle occasioni. Infatti ancora oggi aspettiamo che una donna diventi Presidente degli USA.

La situazione di oggi

Oggi le cose sono molto cambiate. Almeno in quella parte di occidente che ha vissuto una lunga e dolorosa storia di emancipazione e di progresso. L’emancipazione ha prodotto la situazione attuale in cui le donne rivendicano con grande forza e spesso con evidenti risultati il loro diritto di essere uguali agli uomini e di ricoprire tutti i posti di responsabilità che fino a qualche decennio fa erano riservati solo agli uomini. Un percorso finora limitato ai paesi occidentali più evoluti, un percorso non ancora concluso dopo 100 anni di femminismo e 20 anni di “Me too”, una storia che racconta ancora oggi, ogni anno, di centinaia di donne uccise dai loro partner o ex partner.

Se passiamo ad altre parti del mondo il viaggio sarà ancora più lungo e più doloroso. Per le ragazze dell’Afghanistan non c’è più né scuola, né università. E le donne dell’Iran debbono nascondere il loro capelli sotto un velo e anche se solo un piccolo ciuffo ne viene fuori rischiano la vita. Sono arrestate, percosse e uccise per un velo mal messo o perché amano la musica.
Il viaggio delle donne della Cina, dell’India, dell’Africa… sarà sicuramente più lungo di quello delle donne europee di oggi, ma sarà inevitabile nella misura in cui il progresso materiale renderà queste nazioni più ricche e meno legate a concezioni politiche, sociali e religiose arretrate.

Le emozioni tra uomini e donne

Finora abbiamo visto le donne rincorrere le posizioni e i diritti degli uomini. Ma il progredire della scienza moderna ci segnala una situazione in cui le donne sembrano avere una posizione più favorevole degli uomini.

Differenze di genere nelle capacità emotive

In molti saggi, in molte ricerche e dalla esperienza di ognuno di noi risulta che le donne abbiano una più alta facilità nei rapporti e nelle relazioni essendo dotate di capacità empatiche superiori a quella dei maschi. I maschi a loro volta sembrano maggiormente dotati di capacità inerenti le competizioni e la elaborazione di sistemi.

Queste differenze evidenziate, lo ripetiamo, in numerosi esiti di ricerca, coincidono con ciò che ci racconta la storia. Le donne per secoli sono state deputate all’educazione della prole e alla cura della famiglia, mentre i maschi hanno coperto prevalentemente i ruoli di procacciatori di beni materiali e di cibo.

In sostanza l’uomo, usando lo strumento della predazione e della guerra, ha sviluppato capacità ed emozioni che gli permettessero l’assolvimento di questo ruolo e cioè la capacità di competere e l’aggressività. Mentre le donne hanno sviluppato maggiormente le emozioni connesse con la cura cioè l’empatia e l’accoglienza.

È una tesi abbastanza diffusa, ma non accettata da tutti. Qualcuno infatti si domanda del perché, essendo il patriarcato diffuso in molte specie, in alcune comunità umane molto isolate e fra gli elefanti e le scimmie bonobo si sia affermato il matriarcato.

Differenze di genere nell’anatomia del cervello

“Il cervello degli uomini presenta, in proporzione, un maggior volume dell’amigdala (il cosiddetto centro delle emozioni) e dell’ipotalamo (la struttura che controlla e integra le funzioni del sistema nervoso autonomo e l’attività endocrina). Al contrario, il cervello delle donne presenta maggiore volume della corteccia prefrontale (la regione implicata nella pianificazione dei comportamenti cognitivi complessi, nella presa delle decisioni e nella moderazione della condotta sociale), dell’ippocampo (che rappresenta il principale centro di controllo delle emozioni e di formazione dei ricordi), così come delle aree cerebrali devolute al controllo del linguaggio”. (Cfr: Il nostro cervello ha un sesso? Di Michela Matteoli; Direttore dell’Istituto di Neuroscienze del CNR).

Inoltre è stato accertato che il cervello maschile presenta prevalenti connessioni di tipo intra-emisferico, cioè all’interno dei due emisferi, mentre il cervello femminile mostra elevate connessioni fra i due emisferi.

“In un certo senso, le differenze di genere nel comportamento umano mostrano una complementarietà di tipo adattativo, con i maschi che mostrano maggiori abilità motorie e spaziali, e le femmine che tendono ad avere superiori competenze relazionali e sociali.” (Michela Matteoli).

Ci siamo soffermati su queste peculiarità e su queste differenze perché girando e rigirando il problema, alla fine di questa storia che ha per oggetto le donne, potremmo trovarci davanti ad una grande sorpresa su cosa il futuro ci riservi sul ruolo delle donne. Vediamo di raccontarlo.

Il destino dell’umanità in merito alla felicità e il compito delle donne

La velocità con cui negli ultimi anni, a partire dalla rivoluzione industriale, si è sviluppata la storia dell’uomo, ha creato all’uomo stesso delle evidenti difficoltà.

In poco tempo il compito delle persone si è moltiplicato, si è aggravato, per cui molti hanno cominciato a soffrire di questa situazione.

Inoltre nel secolo scorso ci sono stati due grandi guerre mondiali che hanno colpito gran parte dell’umanità esistente portando dolore, morte ed enormi disturbi alla psiche umana.

È così che la psicologia si è concentrata nel secolo scorso sulla cura delle patologie psichiche, sull’alleviamento del dolore e della sofferenza del vivere.

Sono quindi nate molte teorie e molte scuole che avevano e hanno come scopo quello di curare la psiche umana ferita. All’inizio fu Sigmund Freud, ma dopo di Lui sono seguiti migliaia di pensatori e di ricercatori attenti e coscienti del dolore non fisico che tanti uomini e donne provano. Ma questo momento sembra superato.

Negli ultimi 30 anni si è presa variamente coscienza del fatto che la stragrande quantità di uomini e di donne possono essere considerati “normali”, cioè persone che non hanno sintomi patologici o sofferenze rilevanti di tipo nervoso. Quelli che chiamiamo “normali” hanno i loro alti e i loro bassi, soffrono come soffrono tutti, ma in una quantità di tempo ragionevole si tirano fuori dalle sofferenze e ricominciano da capo.

Queste persone sono circa il 60/70% dell’umanità. Esse sono state trascurate dalla ricerca psicologica perché essa si è concentrata sui problemi del restante 40/30%.

Il dolore di questi ultimi era più alto e soprattutto chiedeva esplicitamente aiuto. Ma anche il restante 60/70%, i cosiddetti normali, può star meglio e soffrire di meno, anche se non gli viene mai in mente durante la vita di andare dallo psicologo.

È stato così che negli ultimi 30 anni sono apparse delle ipotesi e dei costrutti psicologici che non hanno come focus essenziale quello della cura di patologie, ma hanno quello di migliorare il benessere di coloro che risultano meno colpiti.

Questi costrutti si chiamano l’intelligenza emotiva e la psicologia positiva.

Entrambi questi costrutti hanno come oggetto di studio e di lavoro quello delle emozioni. Le emozioni, se funzionano male, se sono disregolate, se sono percepite troppo alte o troppo basse o troppo persistenti sono la causa del nostro malessere. Nella maggioranza dei casi le emozioni provocano un malessere non bisognoso di un intervento specialistico, cioè della psicoterapia. Ma anche il malessere di tipo più sopportabile lo si può diminuire o controllare o addirittura lo si può mutare in accettazione e in appagamento.

Per le quotidiane sofferenze del vivere i cosiddetti “normali” non si sognano di ricorrere allo psicologo perché lo percepiscono come un aiuto per “malati”. E infatti loro non sono malati e non ne hanno bisogno. Per vivere un maggiore benessere non è necessaria una lunga e costosa psicoterapia; per loro basterebbero normali percorsi formativi. Si potrebbe frequentare un corso specifico opportunamente studiato oppure rinnovare e rinforzare la modalità educativa di tipo familiare e/o scolastica che oggi si pratica. Per aumentare il benessere e vivere più appagati e soddisfatti basterebbe avere genitori e professori più attenti, più consapevoli, più attrezzati a dare valore al giusto sentire e al giusto vivere.

In sostanza l’educazione dell’intelligenza emotiva e la psicologia positiva hanno aperto una fase nuova su come capire la nostra vita e quindi su cosa fare per vivere meglio e per educare i nostri giovani con tale obiettivo. La ricerca scientifica è in piena attività. I progetti educativi si moltiplicano ogni anno. È il momento di passare all’azione nelle famiglie e nelle scuole.

Per completezza accenniamo ad un efficace percorso per migliorare il nostro benessere. Forse ci sarà l’occasione per esporlo e ragionarci con più attenzione.

Come primo passo di questo percorso bisognerebbe coltivare una specifica consapevolezza su come funzionano le nostre emozioni e su come fare per regolarle e gestirle in modo da attenuare il potere delle emozioni spiacevoli e da aumentare il valore e la quantità delle emozioni piacevoli.

A questo primo gradino (che è proprio dell’educazione emotiva) se ne dovrebbe aggiungere un secondo (che è in comune con la psicologia positiva) che ha come obiettivo quello di consapevolizzare un sé fiducioso e ottimista e infine un terzo gradino (che è proprio della psicologia positiva) di vivere una vita coinvolgente e significativa.

E le donne?

Il compito che ci aspetta nel futuro è dunque quello di aumentare il benessere dell’umanità.

Non dobbiamo più lottare per la sopravvivenza (almeno in una certa misura e almeno nel cosiddetto “occidente”). Allora c’è tempo e spazio, e soprattutto convenienza, per darci da fare per l’appagamento e per la felicità.

E qui il ruolo delle donne comincia a brillare di nuovo significato.

Infatti l’obiettivo del benessere è conseguibile essenzialmente, come abbiamo detto, con una diversa e nuova educazione familiare e scolastica. E in famiglia e a scuola le donne sono più numerose e più attrezzate degli uomini.

Abbiamo visto che le donne presentano capacità relazionali ed empatiche superiori a quelle degli uomini e ciò le mette in prima linea nel ruolo di generatrici di una nuova modalità di vivere positiva e appagante. Inoltre nella scuola il numero delle donne è molto superiore a quello degli uomini. (Leggo che nei concorsi per la docenza e per la dirigenza scolastica si vuole riservare delle quote ai maschi, tale è la prevalenza delle donne.)

Ma parliamo delle donne come protagoniste in questo campo non solo per il numero di formatori più alto (nella scuola) o perché abituate a fare il lavoro di cura da sempre (in famiglia). Parliamo di donne perché il cuore stesso della formazione chiama in campo le capacità delle donne.

Infatti quando parliamo di formazione non si tratta di formazione professionale dove le competenze da trasmettere sono oggettive e quindi essenzialmente contenutistiche. Si tratta della formazione umana, emotiva e valoriale. In questo tipo di formazione conta moltissimo l’empatia, l’accoglienza e la sintonizzazione. Per crescere insieme è necessario entrare in sintonia con l’educando in modo che Lui si senta capito e incoraggiato, così da poter intraprendere il suo percorso di miglioramento.

E in questo lavoro le capacità possedute dalle donne sono come abbiamo detto più alte e più adeguate. Nell’empatia e nella sintonizzazione le donne sono campioni naturali, hanno una marcia in più.

Finale con sorpresa

Insomma la questione femminile in questo inizio di millennio la possiamo riassumere così:

  • La posizione della donna nel nostro occidente sembra prossima al raggiungimento di quella parificazione a lungo cercata con il ruolo degli uomini.
  • Ma nella misura in cui le condizioni dello sviluppo sociale ed economico pongono un nuovo ed eccezionale traguardo e cioè quello di aumentare il benessere emotivo e la felicità, allora le donne partono da posizioni più avanzate e più favorevoli delle posizioni degli uomini.
  • Ecco dunque la sorpresa! In questo cambio di oggetto e di paradigma abbiamo un grande bisogno dell’iniziativa e della consapevolezza delle donne. Si tratta di iniziare un nuovo viaggio in cui le donne, essendo più numerose e più attrezzate degli uomini, rivendichino la loro leadership. È giunto il momento che le donne diventino protagoniste del nostro futuro. Il tempo del rincorrere la dignità e i ruoli degli uomini è finito; è giunto il tempo del guidare.

Quello che noi speriamo dunque è che le donne diventino consapevoli di questa nuova frontiera e del fatto che l’umanità ha bisogno del loro protagonismo. Abbiamo bisogno che loro guidino le nuove carovane verso ovest, nelle praterie dello star bene e del vivere significativamente. Guidino le carovane dopo essersi fermate a riflettere e a imparare le nuove competenze necessarie a trasmettere modalità di vivere più appaganti e più felici.

È giunto il momento non solo di relegare Hammurabi nei musei e di eleggere Presidenti donna, ma di rendere consapevoli e attrezzate le donne per formare i figli, gli alunni e gli uomini di oggi e domani a vivere più felici.

A cura di:
Prof. Giuseppe Musilli

Professore di Lettere. Ideatore del Festival delle Emozioni

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