1. Introduzione
Il prolasso dell’utero, noto anche come “isterocele” nel contesto medico, è una condizione in cui l’utero si sposta verso il basso, fuoriuscendo dalla sua posizione anatomica corretta.
Anche in situazioni in cui l’utero viene rimosso per motivi benigni o maligni, è possibile che l’apice centrale della vagina si sposti verso il basso, causando un abbassamento definito prolasso della cupola vaginale.
È importante notare che il prolasso di cupola o l’isterocele possono essere associati al prolasso della vescica e/o del retto, formando così un prolasso complesso tri-compartimentale del pavimento pelvico.
2. Segni e sintomi del prolasso dell’utero
Il prolasso dell’utero può presentarsi con una serie di segni e sintomi che possono variare da persona a persona.
Tra i sintomi più comuni associati al prolasso utero vi è la sensazione di un fastidioso ingombro nella regione vaginale, che a volte può essere accompagnata dalla percezione tattile di qualcosa che sporge dall’apertura vaginale, soprattutto la sera o dopo uno sforzo fisico.
Inoltre, il prolasso dell’utero può causare un senso di pesantezza nella zona pelvica e comportare disturbi funzionali della vescica o del retto.
Alcune donne possono anche sperimentare dolore durante i rapporti sessuali e possono verificarsi anche perdite emorragiche vaginali.
3. Cause del prolasso dell’utero: fattori e condizioni correlate
Il prolasso dell’utero può essere causato da una combinazione di diversi fattori che interagiscono tra loro, contribuendo alla manifestazione di questa condizione disfunzionale. Le gravidanze precedenti e i parti sono considerati fattori di rischio significativi per il prolasso uterino. Durante la gravidanza, infatti, l’aumento della pressione addominale e l’allungamento dei muscoli e dei legamenti pelvici possono indebolire il sostegno dell’utero, predisponendo alla sua discesa.
Condizioni come la tosse cronica, la stipsi e l’aumento di peso, possono anch’esse contribuire all’aumento della pressione addominale, mettendo ulteriore stress sui tessuti pelvici e favorendo il prolasso. Altri fattori che possono influenzare l’insorgenza del prolasso dell’utero includono un’attività lavorativa o sportiva gravosa che comporta sforzi e sollecitazioni prolungate sulla regione pelvica.
Inoltre, il deterioramento del tessuto connettivo che avviene durante e dopo la menopausa, con la diminuzione dei livelli ormonali e di collagene, può indebolire i muscoli e i legamenti pelvici, contribuendo al prolasso.
4. Diagnosi: procedure e strumenti di valutazione
Il prolasso dell’utero o della cupola vaginale viene diagnosticato attraverso un esame obiettivo che consente di valutare i diversi compartimenti vaginali (anteriore, posteriore, cupola uterina) e di identificare il grado di discesa dei segmenti durante il normale riposo e sotto sforzo.
L’utilizzo della risonanza magnetica dinamica del pavimento pelvico, dell’ecografia pelvica e/o transvaginale è particolarmente utile per valutare lo stato di salute dell’organo e determinare la scelta della procedura medica o chirurgica più appropriata per trattare il prolasso utero.
Questi strumenti diagnostici consentono una valutazione più dettagliata delle strutture anatomiche coinvolte nel prolasso, consentendo ai medici di ottenere informazioni precise sulla gravità del prolasso e sul coinvolgimento di altri compartimenti pelvici.
La risonanza magnetica dinamica del pavimento pelvico, in particolare, offre una visualizzazione in tempo reale delle dinamiche del pavimento pelvico durante lo sforzo, consentendo una valutazione accurata dei cambiamenti nella posizione e nella funzionalità degli organi pelvici.
5. Trattamento del prolasso dell’utero: opzioni e approcci terapeutici
Il trattamento del prolasso dell’utero è vario e la scelta della procedura terapeutica dipenderà dalla gravità del prolasso e dalle esigenze individuali della paziente, per questo le indagini diagnostiche appena menzionate svolgono un ruolo fondamentale nel guidare tale decisione.
Di seguito, saranno presentati i due approcci terapeutici principali: il trattamento non chirurgico e il trattamento chirurgico.
Trattamento non chirurgico
Nella gestione del prolasso dell’utero di grado 1°-2°, è possibile tentare un trattamento non chirurgico iniziale per prevenire un ulteriore peggioramento della condizione. Queste opzioni terapeutiche includono:
- Riabilitazione Urogenitale: la riabilitazione del pavimento pelvico mira a rinforzare i muscoli che sostengono gli organi pelvici. Questa terapia viene eseguita attraverso l’utilizzo di sonde vaginali e apparecchiature specializzate. La fisiokinesiterapia, l’elettrostimolazione e il biofeedback sono alcune delle tecniche utilizzate. Le sedute devono essere frequenti, di almeno due volte a settimana, con una durata di 40-60 minuti ciascuna e dovrebbero essere svolte per un periodo di almeno 45-60 giorni.
- Laser Vaginale: un’opzione innovativa per i casi iniziali di prolasso dell’utero è l’utilizzo del laser vaginale. Questa tecnologia aumenta la temperatura dei tessuti vaginali, stimolando la produzione di nuovo collagene e ripristinando la tonicità dei tessuti circostanti.
Trattamento chirurgico
Nel caso in cui il prolasso utero sia più grave o non risponda al trattamento non chirurgico, può essere necessario un intervento chirurgico ricostruttivo pelvico.
Recenti studi hanno dimostrato che l’asportazione dell’utero (colpoisterectomia), una pratica ampiamente diffusa in passato, può avere effetti negativi sulla stabilità pelvica, la circolazione pelvica e il benessere sessuale. Pertanto, l’approccio chirurgico attuale tende a preservare l’utero, utilizzando procedure chirurgiche, come la sacrocolpopessi (anchorage dell’utero al legamento sacrospinale), impiegando anche protesi (reti) riassorbibili o non riassorbibili, a condizione che l’utero sia sano e privo di fattori di rischio oncologici.
6. La figura dell’uroginecologo
Se si avvertono sintomi sospetti è di fondamentale importanza rivolgersi a uno specialista urologo e ginecologo esperto nel trattamento del prolasso dell’utero.
Un medico con una specifica esperienza in queste tecniche altamente specializzate sarà in grado di prevedere eventuali complicanze e di applicare procedure personalizzate, riducendo drasticamente il rischio di recidiva del prolasso dell’utero o di disfunzioni post-operatorie degli organi trattati quando si considera l’opzione chirurgica.
È importante discutere attentamente con il proprio medico le opzioni di trattamento disponibili, valutando i rischi, i benefici e le preferenze personali, al fine di individuare l’approccio terapeutico più adatto al caso specifico di prolasso dell’utero.

A cura di:
Prof. Mauro Cervigni
Specialità:
Urologia e Ginecologia
Biografia:
Medico Chirurgo specialista in Urologia e Ginecologia