Il burnout: cos’è, come riconoscerlo e a chi rivolgersi

Il burnout: cos’è, come riconoscerlo e a chi rivolgersi

Soprattutto in ambiente lavorativo, sta diventando sempre più comune l’espressione “Sto andando in burnout”. Ma cosa significa davvero questo termine? 

Il sentirci sovraccaricati e soffocati dagli impegni professionali, sembra essere sempre più spesso una costante e non un’eccezione nelle nostre vite. Tale constatazione ci porta a sottolineare come troppo frequentemente questi stati emotivi vengano sottovalutati, correndo il rischio di non riconoscerli in qualità di prime avvisaglie di una vera e propria sindrome: il burnout.

Il burnout cos’è, sintomi, come riconoscerlo e a chi rivolgersi

1. Burnout o sindrome da burnout: significato

Con il termine burnout, o sindrome da burnout, si fa riferimento ad una condizione di stress cronico lavoro-correlato, che comporta la fastidiosa sensazione di pieno esaurimento delle proprie energie psicofisiche. 

Non a caso il termine in lingua inglese indica “l’essere bruciato” e/o “l’essere scoppiato”, andando proprio ad evidenziare quello stato di frustrazione e sfinimento che caratterizzano questo fenomeno.

Tra i primi ad osservare e riconoscere tale problematica fu Freudenberg (1974), il quale però la circoscrisse ad un quadro sintomatologico potenzialmente riscontrabile solo negli operatori sanitari. 

Con il passare del tempo è stata constatata una sua presenza in tutte quelle professioni direttamente legate alla gestione giornaliera di difficoltà altrui, come ad esempio: forze dell’ordine, professioni educative, istituti di consulenza finanziaria o tecnica, amministrazione pubblica, servizi legali e di marketing.

Classificazione della sindrome da Burnout

Sebbene non sia presente nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali  (DSM), dato un numero costantemente crescente di casi di burnout, la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità (2019) ha introdotto la sindrome all’interno dell’undicesima edizione dell’international Classification of Diseases, a fronte dell’evidenza che essa sia fonte di un disagio talmente rilevante, da andare ad influenzare più aree della vita di un individuo e non solo quella lavorativa.

2. Sintomi del burnout

Nonostante il burnout si manifesti in diversi contesti professionali e colpisca persone tra loro molto differenti, è possibile rintracciare tre sintomi comuni alla maggior parte dei casi (Maslach C., Jackson S. E., Leiter M. P., 1996):

  • Esaurimento: sensazione dell’essere esausto su un piano fisico e mentale, in associazione alla percezione di non poter soddisfare le richieste di lavoro in quanto incapaci di recuperare nuove energie.
  • Sensazione di distacco dalle attività lavorative: percezione dell’aumento dei livelli di stress e frustrazione, cui fa seguito un progressivo distanziamento emotivo e motivazionale nei confronti delle attività lavorative, a favore dell’emergere di uno spiccato senso cinico.
  • Riduzione dell’efficacia lavorativa: peggioramento della performance professionale, legata a mancanza di impegno e creatività, a causa di uno scarso senso di fiducia nelle proprie competenze professionali.

Al pari di queste caratteristiche, il burnout sembra condividere lo stesso percorso di sviluppo, indipendentemente dalle persone e dal contesto lavorativo in cui ha origine. 

Burnout e ambiente di lavoro

Quando si parla invece di sintomi in questo fenomeno, è bene tenere in considerazione come la maggior parte di essi siano molto simili alla sintomatologia che è possibile riscontrare nei casi di disturbi d’ansia e/o depressione. 

Va precisato perciò che a differenza di altri stati di disagio psicologico, il burnout ha origine esclusivamente nei luogo di lavoro, in quanto risposta a stimoli stressanti interpersonali che si manifestano con continuità ed insistenza (Maslach C., Leiter M. P., 2016).

Si distinguono sintomi di tipo fisico e sintomi di tipo comportamentale e psichici.

  • Sentirsi stanco ed esaurito; basse difese immunitarie; irregolarità alimentare e nel sonno; dolori muscolari e frequenti mal di testa.
  • Facile irritabilità; aggressività rivolta all’ambiente circostante; rigidità di pensiero; negatività e senso di disperazione; assenteismo ed evitamento sul luogo di lavoro; rischio di abuso di sostanze.

3. Cause del burnout e come accade

La sindrome da burnout è determinata da molteplici cause, le quali sono legate non solo ad aspetti dell’organizzazione lavorativa, ma anche da alcuni tratti individuali della personalità (Buhler K. E., Land T., 2003).

Tra le prime fanno parte: 

  • Carichi di lavoro eccessivi 
  • Conflittualità irrisolte all’interno dell’organizzazione lavorativa
  • Costanti pressioni sul risultato
  • Ambiente professionale ripetitivo, disorganizzato e poco stimolante
  • Mancanza di riconoscimento per il proprio operato

A livello personale invece sembrano essere tipici di questa condizione:

  • Propensione al perfezionismo
  • Pessimismo 
  • Scarsa autostima
  • Eccessivo bisogno di controllo

Le 4 fasi del burnout

Nello specifico la sua manifestazione segue l’attraversamento di alcune fasi, ciascuna delle quali con precise peculiarità.

  1. Entusiasmo idealistico: l’individuo investe gran parte delle sue energie e risorse nel lavoro, verso il quale si sente estremamente motivato, ai danni della propria vita personale. A sostegno di ciò, iniziano ad emergere una serie di aspettative irreali circa il raggiungimento di obiettivi e successi professionali in tempi molto brevi.
  2. Stagnazione: in questa fase i carichi di lavoro iniziano ad aumentare ed il soggetto comincia a rendersi conto di quanto siano irreali le sue aspettative professionali. All’entusiasmo iniziale si contrappone con crescente forza un senso di delusione, che lo porta ad assumere una posizione passiva e di progressivo disinteresse.
  3. Frustrazione: Il burnout si manifesta in modo evidente, portando l’individuo a provare un senso di inutilità ed inadeguatezza per il contesto lavorativo in cui è inserito. Aumenta anche una generale sensazione di non sentirsi apprezzati da parte di superiori e colleghi, associata a comportamenti di evitamento (fuga, pause prolungate, assenze) ed aggressività verso l’ambiente professionale.
  4. Disimpegno: in questa fase prende il sopravvento una forma di distacco e disinteresse per il proprio lavoro, caratterizzata da cinismo e scarsa empatia; si viene a verificare così una concreta “morte professionale”.

4. Burnout: come si cura e come intervenire

Un primo aspetto importante nell’affrontare il burnout è proprio quello di prendere consapevolezza di essere in questo stato, dando il giusto significato alla sintomatologia manifestata ed alle dinamiche interpersonali che ne permettono il suo prolungarsi. 

Non di rado la reazione che si ha nel rendersi conto di avere questa problematica, è quella di far leva sulle soggettive risorse per impegnarsi di più sul lavoro; tuttavia questo tentativo di  contrastare la fastidiosa sensazione di esaurimento e frustrazione, risulta per lo più inefficace, se non addirittura più nociva.

In effetti continuare ad investire energie su un contesto che dovrebbe essere modificato, comporta l’inevitabile spreco di forze psicofisiche, a sua volta causa di aumento dei livelli di stress.

Più utili perciò, risultano essere strategie volte al cambiamento dell’ambiente lavorativo in cui si opera. In questa prospettiva appaiono efficaci ipotesi come cercare di migliorare attivamente i rapporti con colleghi e superiori, oppure fare in modo di essere coinvolti in nuovi progetti professionali, al fine di interrompere una routine lavorativa poco stimolante e ripetitiva. 

Oltre a ciò, dati i risvolti anche su un piano fisico del burnout, anche modificare le proprie abitudini alimentari, regolarizzare i ritmi del sonno-veglia e dedicarsi ad una sana pratica sportiva, sono tutte modalità per incrementare un senso di benessere e di prima gestione dello stress lavoro-correlato.

Occorre in ogni caso sottolineare l’evidenza che questi accorgimenti, seppur significativi, non sono sempre sufficienti per risolvere tale forma di disagio; infatti, soprattutto in quelle circostanze in cui il contesto lavorativo sia fortemente compromesso su un piano organizzativo e relazionale, in associazione a livelli elevati di stress psicologico, il ricorso ad un supporto di tipo psicologico diviene necessario.

Burnout: a chi rivolgersi

L’aiuto di un professionista della salute mentale consente in modo più diretto ed oggettivo di analizzare il proprio stato di esaurimento psicofisico, andando così a costituire il punto di partenza per un intervento adeguato alla specifica situazione.

Principali obiettivi di un trattamento nelle situazioni di burnout, possono essere sintetizzate in questi punti:

  • Riscoprire e fortificare le proprie motivazioni verso l’attività professionale
  • Stabilire aspettative reali circa i risultati da raggiungere
  • Pianificare un adeguato percorso di crescita lavorativa
  • Gestire lo stress a fronte di fasi di pressione esterne
  • Indebolire le intime resistenze al cambiamento

Va precisato tuttavia che questi obiettivi, possono essere raggiunti solo attraverso un attento sostegno psicologico nel ricostruire il giusto equilibrio tra vita personale e quella professionale. 

Ristabilire un adeguato spazio da dedicare alla cura dei legami affettivi, dei personali interessi e della sfera sociale, sono probabilmente il fattore maggiore che permette di porre un limite alla totale focalizzazione verso il lavoro ed al conseguente fenomeno di esaurimento fisico ed emotivo. 

Ciò favorisce l’incremento di nuove risorse e della qualità della vita stessa, dando un arricchimento  sia alla crescita dell’identità professionale, che a quella personale. 

In ultima analisi un percorso psicologico, qualora l’individuo si trovi immerso in un ambiente lavorativo eccessivamente abusante, non può esimersi da un’approfondita valutazione dei costi e benefici circa la possibilità di intraprendere un nuovo percorso professionale all’interno di un’organizzazione meno “tossica”, mantenendo sempre come priorità la salute psicofisica della persona.

Bibliografia

Buhler K. E., Land T. (2003), “Burnout and personality in intensive care: an empirical study”, Hospital Topics, n. 81 (4), pp. 147-152.

Freudenberg H. J. (1974), “Staff burnout”, Journal of Social Iusses, n. 30 (1), pp. 159-165.

Maslach C., Jackson S. E., Leiter M. P. (1996), Maslach burnout inventory (3rd ed.), Consulting Psychologists Press.

Maslach, C., Leiter, M. P. (2016). “Understanding the burnout experience: recent research and its implications for psychiatry”, World Psychiatry : Official Journal of the World Psychiatric Association (WPA), n. 15(2), pp. 103–111.

World Health Organization (2019), Burn-out an “occupational phenomenon”: International classification of diseases. Retrived from https://www. who.int/mental_health/evidence/burn-out/en/.

 

Dott. Simone Piperno - Psicologo

A cura di:
Dott. Simone Piperno

Specialità:
Psicologo, Psicoterapeuta e Gruppoanalista, specializzato in psicologia clinica e dello sport.

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