a cura del Dott. Andrea Fuschi
Il prolasso vaginale è un disturbo comune tra le donne. Si tratta di una condizione in cui le pareti della vagina cedono e si spostano all’interno del canale vaginale, causando la discesa o addirittura la fuoriuscita degli organi pelvici.
Questo fenomeno è spesso associato all’invecchiamento e alla menopausa, ma può essere causato anche dalla gravidanza e dal parto vaginale, dalla chirurgia pelvica o da condizioni che aumentano la pressione intra-addominale come l’obesità, la tosse cronica, la stitichezza e i sollevamenti pesi ripetuti.

1. Cos’è il prolasso degli organi pelvici
Il prolasso degli organi pelvici è una condizione in cui uno o più compartimenti anatomici, come la parete vaginale anteriore, la parete vaginale posteriore, l’utero (cervice) o l’apice della vagina (volta vaginale), si spostano al di fuori della loro posizione anatomica normale, scendendo verso il basso nella cavità pelvica.
Il pavimento pelvico è infatti costituito da un insieme di muscoli, legamenti e tessuto connettivo che sostengono l’utero, la vescica e il retto, e ne controllano l’attività.
Quando il pavimento pelvico viene indebolito o lesionato, le strutture che esso sostiene possono sporgere nella vagina o persino al di fuori di essa:
- nel prolasso della parete vaginale anteriore, la parete che separa la vagina dalla vescica cede sporgendosi in avanti e in direzione dell’apertura vaginale, provocando un accumulo di tessuto all’interno della vagina, noto come cistocele.
- nel prolasso della parete vaginale posteriore, possono essere coinvolti l’intestino tenue e il peritoneo, oppure il retto. In questa circostanza si verifica un accumulo di tessuto nella parte della vagina vicina all’ano, noto come enterocele ne primo caso, e rettocele nel secondo.
- il prolasso dell’utero, invece, si verifica quando l’organo cede verso il basso e in avanti, determinando la protrusione della cervice.
- infine, nel prolasso della volta vaginale, la parte superiore della vagina, con o senza l’utero, si sposta all’interno del canale vaginale, determinando la discesa dell’apice vaginale.
2. Sintomi
Il prolasso degli organi pelvici è spesso asintomatico, tuttavia, quando i sintomi si presentano, possono essere molto fastidiosi e compromettere notevolmente la qualità della vita delle donne.
I sintomi si sviluppano gradualmente nel tempo fino a determinare la sporgenza esterna, oltre l’apertura vaginale, degli organi prolassati, con importante impatto sulla qualità di vita.
I sintomi più comuni includono:
- sensazione di peso o pressione nella pelvi;
- dolore durante i rapporti sessuali;
- difficoltà a svuotare completamente la vescica o l’intestino;
- incontinenza urinaria o fecale;
- aumento della frequenza delle infezioni del tratto urinario.
È importante sottolineare che i sintomi del prolasso degli organi pelvici possono variare notevolmente da persona a persona e che, come già detto, non tutte le donne affette dal prolasso avvertono sintomi.
Tuttavia, se si sospetta di essere affetti da prolasso degli organi pelvici, è importante consultare il proprio medico per una valutazione accurata e un eventuale trattamento.
3. Cause
Il prolasso degli organi pelvici è una condizione multifattoriale in cui diversi fattori possono contribuire alla sua comparsa. Le cause principali possono essere riassunte nei seguenti punti.
- Gravidanza e parto vaginale: la gravidanza e il parto vaginale sono le principali cause del prolasso degli organi pelvici. In particolare, i danni ai muscoli del pavimento pelvico e al tessuto connettivo durante il parto possono contribuire in modo significativo alla discesa degli organi pelvici.
- Età e menopausa: la diminuzione dei livelli di estrogeni durante la menopausa può causare una diminuzione della densità ossea e una riduzione della forza muscolare, aumentando il rischio di prolasso.
- Isterectomia: la rimozione chirurgica dell’utero può causare una diminuzione del supporto dei tessuti pelvici e una maggiore pressione sui muscoli del pavimento pelvico, costituendo un fattore di rischio del prolasso vaginale.
- Chirurgia pelvica: interventi chirurgici pelvici precedenti, come la rimozione di cisti ovariche o di tumori uterini, possono causare danni ai tessuti pelvici e aumentare il rischio di prolasso degli organi pelvici.
- Obesità: l’eccesso di peso può causare un aumento della pressione addominale, che può contribuire alla discesa degli organi pelvici.
- Altre condizioni condizioni che aumentano la pressione intra-addominale: alcune condizioni croniche, come la tosse cronica, la stipsi cronica e il sollevamento pesi ripetuto, possono aumentare la pressione addominale e causare una maggiore tensione sui muscoli del pavimento pelvico, aumentando il rischio di prolasso degli organi pelvici.
4. Diagnosi
La valutazione iniziale del prolasso degli organi pelvici deve essere eseguita da un medico specialista.
La visita medica iniziale deve comprendere un’anamnesi completa, una valutazione dei sintomi e un esame obiettivo dettagliato, che prevede una valutazione dei muscoli del pavimento pelvico e del grado di prolasso. L’obiettivo della valutazione è quello di identificare la causa del prolasso e determinare il grado di gravità della patologia.
Durante l’esame fisico, il medico esamina la zona genitale per individuare eventuali anomalie, ed esegue una valutazione della funzione pelvica, inclusa la valutazione dell’incontinenza urinaria, la minzione e la defecazione. L‘ecografia può essere utilizzata per valutare la dimensione e la posizione degli organi pelvici.
In alcuni casi, può essere necessario eseguire ulteriori test diagnostici, come una risonanza magnetica pelvica, per valutare la posizione degli organi pelvici e il grado di prolasso.
5. Trattamento
L’obiettivo principale di qualsiasi trattamento è migliorare i sintomi e, per una gestione conservativa, ridurre al minimo la progressione del prolasso degli organi pelvici.
La scelta della terapia è guidata dal paziente, ma i metodi non invasivi sono offerti come trattamento di prima linea.
Le opzioni di trattamento includono infatti l’osservazione, i trattamenti conservativi e la chirurgia, sebbene le prime due opzioni siano controindicate quando sono presenti infezioni ricorrenti del tratto urinario, idro-ureteronefrosi o reflusso ureterale con o senza compromissione della funzionalità renale, ostruzione con disturbi della minzione, incontinenza urinaria, alterazione della defecazione, e grave erosione vaginale o cervicale.
6. Osservazione
L’osservazione è spesso raccomandata per le pazienti asintomatiche o per quelle che hanno un grado di prolasso lieve. In questi casi, la paziente viene sottoposta a controlli regolari per monitorare la progressione della patologia e a raccomandazioni sullo stile di vita, come evitare il sollevamento di carichi pesanti e l’esercizio fisico ad alto impatto, il trattamento della stitichezza e l’eliminazione del fumo.
7. Trattamenti conservativi
I trattamenti conservativi comprendono metodi non invasivi come l’allenamento dei muscoli del pavimento pelvico (PFMT), efficace per migliorare i sintomi nelle donne con prolasso di grado lieve e moderato, nonché l’utilizzo di dispositivi intavaginali come il pessario, che aiuta a ripristinare la normale anatomia pelvica e ridurre i sintomi associati al prolasso.
8. Chirurgia
Infine, la chirurgia è in genere considerata solo dopo il fallimento della terapia non invasiva o nelle donne in cui il prolasso non è più gestibile o che preferiscono optare per una soluzione radicale.
Il trattamento chirurgico comprende diverse tecniche che possono essere utilizzate per la riparazione del prolasso degli organi pelvici e sono divise in due gruppi principali:
- interventi addominali: questi comprendono principalmente la colposacropessi robot assistita e sono l’opzione preferita nelle donne sotto i 65 anni d’età e sessualmente attive;
- interventi per via trans-vaginale: opzione generalmente indicata per le donne over 75 e che presentano anche altre patologie.

A cura di:
Dott. Andrea Fuschi
Specialità:
Urologo specialista in Chirurgia Endoscopica, Laparoscopia e Chirurgia Robotica
Biografia:
Urologo specialista in Chirurgia Endoscopica, Laparoscopica e Chirurgia Robotica. Specializzato nella diagnostica e nel trattamento medico/chirurgico delle patologie urologiche in ambito: oncologico (rene, alte e basse vie escretrici / vescica, prostata e genitali esterni), funzionale (Iperplasia prostatica, ecc), calcolosi urinaria, neuro-urologico e uro-ginecologico (prolasso del pavimento pelvico, incontinenza urinaria, ecc). Specialista negli esami strumentali di Urodinamica (invasiva e non invasiva/uroflussometria) nell’inquadramento diagnostico dei disturbi funzionali del basso tratto urinario.