Vulvodinia: cos’è, sintomi, cause e cura

Vulvodinia: cos’è, sintomi, cause e cura

La vulvodinia è una condizione di cui negli ultimi tempi si parla sempre più spesso e che riguarda molte donne, in tutte le fasce d’età. La vulvodinia colpisce la sfera intima e personale della donna, ovvero la zona vulvare, quando la zona interessata è l’entrata vaginale viene definita come vestibolodinia.

In questo articolo cercheremo di capire cos’è la vulvodinia, quali sono le possibili cause e i sintomi e la cura.

Vulvodinia cos’è, sintomi, cause e cura

1. Vulvodinia: cos’è

La vulvodinia è una condizione ginecologica che colpisce la zona della vulva e dei tessuti che circondano l’accesso alla vagina, che si caratterizza per una sensazione di dolore cronico non sempre associato ad una lesione tissutale.

Questo dolore cronico viene comunemente descritto, da chi ne soffre, come un forte bruciore e/o dolore, equiparabile ad una sensazone di puntura di spilli, dispareunia (dolore durante i rapporti sessuali) e talvolta può essere associato a prurito e arrossamento. 

Nonostante sia molto diffusa nella popolazione femminile (circa il 12-15% delle donne) la vulvodinia viene spesso diagnosticata in modo tardivo, questo perché per tanti anni tale disturbo è stato sottovalutato, non riconosciuto e, di conseguenza, non trattato, lasciando chi ne soffriva in uno stato di solitudine e sconforto.

A lungo si è infatti parlato addirittura di “malattia invisibile” o “psicosomatica”, vale a dire una patologia che deriva unicamente da uno stato di disagio psicologico.

Ad oggi, questa definizione è caduta in disuso, poiché si è in realtà appurato che si tratta di un disturbo con solide basi biologiche, che può essere trattato efficacemente con una terapia che abbia un approccio multidisciplinare, ovvero con un lavoro d’equipe che coinvolga il riabilitatore del pavimento pelvico, il nutrizionista, il ginecologo, l’osteopata ecc.

2. Sintomi della vulvodinia

Tra i principali sintomi della vulvodinia troviamo:

  1. Dolore durante i rapporti sessuali (dispareunia)
  2. Bruciore
  3. Sensazione di abrasione/irritazione
  4. Sensazione come di “punture di spillo”
  5. Secchezza vaginale
  6. Ipertono del pavimento pelvico
  7. Cistiti post-coitali

Il dolore può essere spontaneo, cioè appare senza alcuna stimolazione della zona, oppure provocato, cioè può essere avvertito in tutte le situazioni che costringono ad esercitare pressione sull’area interessata.

A volte risulta impossibile mettere un paio di jeans o mantenere la posizione seduta per troppo tempo o ancora andare in bicicletta o inserire un tampone vaginale.

3. Quali sono le cause della vulvodinia

È difficile dare una risposta esaustiva a questa domanda, in quanto la vulvodinia rappresenta una patologia complessa, che trova la sua origine in molti fattori. Spesso, tali fattori scatenanti interagiscono tra loro, specie nei casi in cui la diagnosi avviene tardivamente e la patologia non viene trattata.

Il dolore vulvare cronico è spesso causato da un’iperattività dei mastociti, ovvero le cellule del nostro sistema immunitario che portano allo stato infiammatorio. 

Oltre a questo, le motivazioni all’origine del dolore possono essere:

  • infezioni vescicali o vaginali croniche
  • iper-stimolazione delle terminazioni nervose, come nel caso della nevralgia del pudendo (che determinano la percezione del dolore)
  • lesioni post-parto o post-traumatiche
  • endometriosi
  • cicatrici pelviche (episiotomia)
  • ipertono del pavimento pelvico (situazione in cui i muscoli pelvici si trovano in uno stato costante di contrazione) 
  • sublussazione coccigea

4. Esami per la diagnosi di vulvodinia

Il primo esame a cui sottoporsi in caso di sospetto di vulvodinia è sicuramente la visita ginecologica. 

Durante lo svolgimento di quest’ultima, si procede poi con la vulvoscopia (ispezione della vulva), per andare ad individuare ed analizzare le potenziali anomalie che possono causare le sensazioni di dolore, fastidio, bruciore, dispareunia lamentate dalla paziente.

La vulvodinia viene infine confermata dall’ipersensibilità alla pressione sulla vulva e dallo swab test positivo (test per l’allodinia), che serve a verificare la reazione (esagerata) della paziente al contatto di un cotton-fioc in alcuni punti determinanti.

5. Vulvodinia: cura e trattamento

Esistono differenti rimedi per trattare la vulvodinia, che puntano ad alleviare la sensazione di dolore e bruciore e rendere la convivenza con la patologia più semplice.

Dopo aver individuato l’approccio terapeutico migliore e più efficace, i tempi di guarigione dal sintomo si aggirano intorno ai 6-9 mesi, ma variano ovviamente a seconda della causa del problema.

In questo percorso è fondamentale una riabilitazione del pavimento pelvico, per andare a lavorare sulla funzionalità pelvica e su un eventuale ipertono pelvico (ovvero una condizione in cui i muscoli pelvici sono eccessivamente contratti e vanno quindi ad alterare la componente vascolare e neurologica). 

Trattandosi di una patologia ricca di sfaccettature, l’approccio multidisciplinare di diversi professionisti è fondamentale, proprio per andare a lavorare su tutte quegli aspetti che possono aumentare lo stato infiammatorio del corpo e della zona vulvare, e deve essere sempre personalizzato a seconda dell’anamnesi e della sintomatologia della paziente (gravità e durata dei sintomi, cause, tipologia del dolore, ecc.).

6. Curare la vulvodinia con un approccio osteopatico

Quando parliamo di vulvodinia non dobbiamo prendere in considerazione solo la zona pelvica, ma anche gli altri apparati che ne influenzano la funzionalità. Ad esempio, per via della vicinanza anatomica e dell’influenza della flora batterica, l’apparato più strettamente legato al nostro benessere pelvico è l’intestino.

La parte terminale dell’intestino è rappresentata dal retto, che si trova proprio all’interno del nostro pavimento pelvico. Inoltre – come dicevamo – la flora batterica intestinale è strettamente relazionata con quella vaginale, ecco perché un benessere intestinale è fondamentale per garantire il nostro benessere intimo.

Un altro apparato in relazione con il nostro pavimento pelvico è il diaframma, il muscolo della respirazione. Infatti diaframma e pavimento pelvico si muovono insieme: quando inspiriamo il diaframma e il pavimento pelvico scendono, mentre durante l’espirazione entrambi risalgono. 

Se il mio diaframma è contratto, cosa che avviene spesso ad esempio in persone molto stressate o che passano la maggior parte della giornata sedute, la sua mobilità sarà ridotta e di conseguenza sarà ridotta anche quella del pavimento pelvico. Questo potrebbe determinare un gonfiore nella parte bassa dell’addome, aumentando quindi la pressione intraddominale.

Inoltre ci sono legamenti che collegano gli organi alla colonna, e lo stesso vale per gli organi pelvici. Ecco perché blocchi strutturali della colonna possono ripercuotersi sulla mobilità degli organi pelvici. 

Ad esempio se c’è stata una caduta sul sedere si può creare una tensione a livello lombosacrale, e ciò potrebbe determinare una tensione su utero e ovaie, per la presenza dei legamenti sacro-uterini (dal sacro all’utero) e di quelli lombo ovarici (dalle ovaie alla terza vertebra lombare).

Ma la colonna lombosacrale è collegata al pavimento pelvico non solo per i legamenti, ma anche per l’innervazione! Infatti i muscoli e gli organi pelvici sono innervati proprio da questa zona! 

Per tutti questi motivi, quando parliamo di dolore e disfunzioni pelviche, non possiamo limitarci a trattare solo i muscoli pelvici, ma dobbiamo imparare ad avere una visione più globale, dove le varie parti sono interconnesse tra loro e si influenzano a vicenda e solo l’equilibrio tra le stesse può favorire la nostra salute intima.

Dott.ssa Nicoletta Carai - Osteopata e fisioterapista

Specialità:
Osteopata – Fisioterapista specializzata in benessere femminile e dolore pelvico

Biografia:

Accompagno le donne in tutte le fasi della loro vita! Mi occupo di:

  • Dolore pelvico (endometriosi, vulvodinia, dismenorrea ovvero dolore mestruale, dispareunia ovvero dolore durante i rapporti, cistite…) 
  • Riabilitazione pelvica (incontinenza, ipertono, ipotono, pre e post-partum…) 
  • Gravidanza e post-partum (diastasi, cicatrici cesareo, episiotomia, cicatrici post-operatorie, riabilitazione pelvica).

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