a cura del Prof. Mauro Cervigni
INDICE
Il prolasso vescicale, o cistocele, è una condizione in cui la vescica scende verso il basso dalla sua posizione normale all’interno della vagina. Questa disfunzione anatomica del pavimento pelvico può progredire nel tempo e influire sulla qualità della vita.
Il prolasso vescicale può interessare un unico compartimento, come la vescica stessa, oppure coinvolgere contemporaneamente la vescica, l’utero e il retto.
La sua prevalenza è significativa soprattutto tra i 50 e i 60 anni, con una percentuale di incidenza che varia tra il 15% e il 35%.

1. Sintomi
I sintomi del prolasso vescicale possono variare da una sensazione di avere un corpo estraneo che cerca di uscire dalla vagina, a un senso di peso nella zona pelvica. Nei casi avanzati, si possono sperimentare anche dolore lombare.
Tra i sintomi comuni associati al prolasso vescicale vi è l‘incontinenza urinaria, tuttavia, è più frequente riscontrare una difficoltà nel vuotare completamente la vescica, che può manifestarsi come una disuria, ovvero una difficoltà o un disagio durante la minzione.
Inoltre, il prolasso vescicale può influire sulla sfera sessuale, causando dolore o incontinenza durante i rapporti sessuali.
2. Cause
Il prolasso vescicale è una forma di prolasso genitale e può essere attribuito a diversi fattori e condizioni che interagiscono per favorire la discesa dell’organo dalla sua posizione anatomica corretta. Tra le possibili cause del prolasso vescicale vi sono:
- Obesità: un eccesso di peso può esercitare una pressione aggiuntiva sul pavimento pelvico, indebolendo i muscoli e i tessuti di supporto dell’organo.
- Diabete: l’instabilità metabolica associata al diabete può influire sulla salute dei tessuti e dei muscoli pelvici, aumentando il rischio di prolasso vescicale.
- Stitichezza cronica: la presenza di stitichezza persistente può comportare uno sforzo costante durante la defecazione, mettendo sotto stress il pavimento pelvico e contribuendo al prolasso.
- Tosse cronica: condizioni come la broncopneumopatia ostruttiva possono causare una tosse persistente, che a sua volta può mettere pressione sul pavimento pelvico e favorire il prolasso vescicale.
- Fattori congeniti: sebbene rari, alcuni disturbi congeniti come la spina bifida, la sindrome di Ehlers-Danlos o la brevità congenita della vagina possono predisporre al prolasso vescicale.
- Gravidanza e parti: le gravidanze multiple o un travaglio prolungato, così come le lacerazioni perineali o vulvari durante il parto, possono indebolire i tessuti pelvici e contribuire al prolasso vescicale.
- Chirurgia pelvica radicale: alcune procedure chirurgiche, come l’asportazione dell’utero o la rimozione di tumori pelvici, possono incidere sulla stabilità e l’integrità del pavimento pelvico, aumentando il rischio di prolasso vescicale.
- Menopausa: durante la menopausa, i cambiamenti ormonali possono influire sulla salute dei tessuti pelvici, causando una perdita di tono muscolare e favorire il prolasso vescicale.
È importante sottolineare che queste sono solo alcune delle possibili cause del prolasso vescicale e che spesso diversi fattori possono interagire tra loro per contribuire alla sua insorgenza. Consultare uno specialista qualificato è essenziale per una diagnosi accurata e una gestione adeguata del prolasso vescicale.
3. Diagnosi
La diagnosi del prolasso vescicale viene effettuata attraverso una visita uroginecologica completa, che consente di valutare l’anatomia e la funzionalità del pavimento pelvico.
Durante la visita, il medico esamina attentamente tutti e tre i comparti pelvici (vescica, utero e retto), poiché il prolasso vescicale spesso si associa a un abbassamento contemporaneo di altri organi.
La paziente stessa può talvolta notare la presenza del prolasso vescicale quando è molto accentuato, ma è importante confermare la diagnosi attraverso una valutazione professionale. Durante la visita, il medico può eseguire anche il cosiddetto stress test per valutare l’eventuale presenza di incontinenza urinaria da sforzo, che spesso si associa al prolasso vescicale.
Nel corso della visita, inoltre, può essere utile effettuare anche un’esplorazione rettale per valutare la presenza di un abbassamento della parete vaginale posteriore e verificare l’integrità del perineo.
Questa valutazione combinata consente al medico di ottenere una visione più completa della situazione e di individuare eventuali altri disturbi o complicanze associate al prolasso vescicale, come la sindrome del perineo discendente.
In alcuni casi, possono essere necessari ulteriori esami diagnostici, come l’ecografia pelvica o l’esame urodinamico, per valutare con maggiore precisione la funzionalità vescicale e la gravità del prolasso.
È importante sottolineare che solo uno specialista uroginecologico può effettuare una diagnosi accurata del prolasso vescicale e determinare il percorso terapeutico più adatto alle esigenze specifiche di ciascuna paziente.
4. Trattamento
Il trattamento del prolasso vescicale può variare a seconda della gravità della condizione e dei sintomi associati. Esistono infatti diverse opzioni terapeutiche disponibili, che vanno dalla terapia riabilitativa del pavimento pelvico agli interventi chirurgici.
Terapia riabilitativa del pavimento pelvico
Nelle fasi iniziali del prolasso vescicale di grado 1°/2°, è possibile utilizzare la terapia riabilitativa o fisioterapia del pavimento pelvico con successo.
Questo approccio consiste in esercizi specifici per rinforzare i muscoli pelvici, in particolare i muscoli elevatori che sostengono gli organi pelvici.
La terapia riabilitativa può essere praticata da un professionista esperto, utilizzando strumenti come una sonda vaginale e includendo tecniche come l’elettrostimolazione, la fisiokinesi, il biofeedback e, talvolta, il laser vaginale.
La frequenza raccomandata è di almeno due sessioni settimanali per circa 8 settimane.
Intervento chirurgico
Nei casi di prolasso vescicale di grado elevato o complesso, l’intervento chirurgico consiste nel trattamento di elezione, con l’obiettivo di migliorare la condizione della donna e la sua qualità di vita, tenendo conto anche degli aspetti sessuali.
Esistono diverse tecniche chirurgiche per sollevare la vescica, e la scelta dipende dalle specifiche condizioni e dalla funzionalità dell’organo. In passato, le procedure di correzione venivano eseguite esclusivamente tramite approccio transvaginale, ma più recentemente si è passati all’utilizzo della chirurgia laparoscopica/robotica, che comporta l’introduzione di cannule attraverso piccole incisioni all’ombelico.
L’utilizzo del robot in ambito ricostruttivo pelvico ha reso questa tecnica ancor più “mini-invasiva” per la paziente, riducendo i rischi di recidiva e i potenziali rischi associati alla chirurgia pelvica. Inoltre, la ripresa post-operatoria è più rapida e l’anatomia della vagina viene preservata.

A cura di:
Prof. Mauro Cervigni
Specialità:
Urologia e Ginecologia
Biografia:
Medico Chirurgo specialista in Urologia e Ginecologia