a cura del Prof. Mauro Cervigni
Il prolasso rettale, noto anche come rettocele, è una condizione in cui la parte finale dell’intestino chiamata retto si abbassa a causa del cedimento della sua parete e della connessione all’arco tendineo.
Si manifesta come una protrusione che può sporgere dalla parete posteriore della vagina o direttamente dall’ano, variando in dimensioni e gravità a seconda del caso specifico.
A volte, il prolasso rettale può ritornare spontaneamente nella sua posizione anatomica durante la giornata, ma può evidenziarsi in determinate situazioni, come rimanere in posizione eretta per molte ore, durante gli sforzi addominali ed esercizi fisici, oppure durante l’evacuazione o alla fine della giornata.
In alcuni casi, può coinvolgere anche una parte dell’intestino tenue, ed è allora definito enterocelo. Per una diagnosi accurata, è consigliabile sottoporsi a una visita uroginecologica, che può determinare la porzione intestinale coinvolta, e in alcuni casi, può essere necessario eseguire esami specifici come la defecografia o la risonanza magnetica.

1. Cause e sintomi del prolasso rettale
Il prolasso rettale può essere causato da diversi fattori. L’obesità, il diabete, le broncopneumopatie ostruttive e la stipsi cronica sono tra le condizioni che possono predisporre al prolasso rettale.
Adottare uno stile di vita sano ed equilibrato, dunque, può contribuire a prevenire il prolasso rettale. Mantenere un peso corporeo adeguato, seguire una dieta ricca di fibre e mantenersi idratati per favorire la motilità intestinale, così come evitare lo sforzo eccessivo durante la defecazione sono infatti misure preventive utili.
Tuttavia, le gravidanze e il parto rappresentano una delle cause più significative. Durante la gravidanza, il peso del bambino in crescita e l’aumento della pressione addominale possono indebolire i muscoli e i tessuti che sostengono il retto, predisponendo al prolasso. Durante il parto, i muscoli e i tessuti del pavimento pelvico possono subire un’eccessiva tensione o lesioni, aumentando il rischio di prolasso rettale.
Quanto ai sintomi, la presenza di una massa all’interno della vagina è uno dei segnali più comuni. Si può avvertire anche un senso di peso o di pienezza nella zona pelvica, che diventa più evidente quando si è in piedi per lunghi periodi.
Altri sintomi includono difficoltà nell’evacuazione delle feci, sensazione di incompletezza dopo la defecazione e stipsi cronica.
2. Terapie conservative per il prolasso rettale
Nella gestione dei sintomi del prolasso rettale, le terapie conservative giocano un ruolo importante.
Oltre a seguire uno stile di vita corretto, possono essere utilizzati farmaci o integratori che favoriscono un regolare svuotamento dell’intestino. Tuttavia, è importante evitare l’uso prolungato di lassativi, in quanto potrebbero causare una dipendenza e aggravare la costipazione.
Quando la funzione intestinale è compromessa, la rieducazione pelvica può fare la differenza. Questo tipo di terapia prevede l’utilizzo di una sonda rettale o vaginale per esercizi specifici dei muscoli del pavimento pelvico. La frequenza e la durata della terapia variano in base alle necessità individuali. È essenziale seguire attentamente le indicazioni del medico specialista e adottare uno stile di vita regolare.
3. Approccio chirurgico per il prolasso rettale
Quando il prolasso rettale è di grado elevato e causa disturbi significativi come la defecazione ostruita, il trattamento chirurgico diventa la scelta principale.
Fortunatamente, negli ultimi anni, le tecniche chirurgiche hanno registrato notevoli progressi, riducendo gli effetti collaterali e i rischi associati.
L’approccio laparoscopico o robotico, che prevede piccole incisioni addominali anziché vaginali, ha dimostrato di essere efficace nel trattamento del prolasso rettale. Queste tecniche mininvasive consentono infatti un recupero post-operatorio più rapido e un minor dolore.
Inoltre, le procedure trans-anali come la S.T.A.R.R. (Resezione Transanale con Stapler) hanno dimostrato risultati promettenti a medio-lungo termine, riducendo gli effetti collaterali e offrendo una valida alternativa chirurgica.
In conclusione, è fondamentale discutere con il proprio medico specialista le opzioni terapeutiche disponibili e prendere una decisione consapevole in base alla gravità del prolasso rettale e ai sintomi associati.

A cura di:
Prof. Mauro Cervigni
Specialità:
Urologia e Ginecologia
Biografia:
Medico Chirurgo specialista in Urologia e Ginecologia